Pagina:Sanvittore - i misteri del processo monti e tognetti, 1869.djvu/100


monti e tognetti 95

il linguaggio, e che dal canto loro non comprendevano il suo. Egli divenne qualche cosa di simile al famoso prigioniero della maschera di ferro, poichè nessuno sapeva nella fortezza chi fosse, e perchè si trovasse là dentro. Solamente, fra i soldati esteri, di cui si componeva la guarnigione, si era sparsa la voce, che Curzio fosse un colonnello delle truppe pontificie, passato al nemico nella occasione dell’insurrezione, il quale aspettava di essere giudicato da un consiglio di guerra. Monsignor Pagni, per salvargli la vita aveva ottenuto dal cardinale Antonelli, che Curzio restasse rinchiuso in quella fortezza e rigorosamente guardato e inaccessibile, fino a che fosse compiuto e definito il processo di Lesa Maestà, dal quale doveva essere escluso il suo nome.

La povera Maria Tognetti, la quale era rimasta come pazza pel dolore, quando la principessa Rizzi aveva salvato il proprio figlio invece di Gaetano Tognetti, si era presentata più volte al palazzo Rizzi, chiedendo di parlare colla principessa, ma sempre le era stato negato. La necessità terribile della situazione aveva resa spietata quella signora, che pure ebbe da natura un buon cuore. Essa aveva più volte pregato monsignor Pagni, perchè liberasse anche Tognetti, ma egli aveva sempre opposto che non era possibile, che c’era stato bisogno di tutto il suo credito per coonestare la liberazione di Curzio, che quella stessa non era riuscita che per sorpresa, che il tentarne un’altra sarebbe stata opera vana, che le più severe misure erano state prese perchè non avesser più a verificarsi simili cose, e finalmente che la sua stessa potenza non sarebbe bastata ad effettuarla.

Le preghiere della principessa non l’avevano dunque condotta ad alcun risultato, ed è perciò che non potendo esaudire la Maria, e, non avendo cuore di sopportare i suoi lamenti, e i rimproveri ch’essa aveva diritto di volgerle, era venuta nella crudele determinazione di tener chiusa la sua porta alla povera madre.


XXIII.

Scene preliminari.


Fra gli strazi dei prigionieri, le lagrime delle famiglie, le perfidie dei giudici, giunse, dopo un anno, il giorno del giudizio definitivo.

Il 16 ottobre 1868 si riuniva nella gran sala del palazzo Innocenziano di Monte Citorio il supremo tribunale della Sacra Consulta per giudicare la gran causa di Lesa Maestà.

Quanto sangue e quanto pianto gronda intorno alle pareti di quella sala, dove furono condannati al patibolo e alle galere tanti generosi patrioti! In quella sala sta scritta tutta la storia del papato moderno, di un potere che si regge col solo puntello delle bajonette e delle mannaje.