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sede permanente, ove da tanti genj con tante fatiche era stato ambito e finalmente acquistato.

XXVI. Ma la perfezione è un punto, toccato il quale, è cosa difficilissima il fermarvisi per lungo tempo; nè si può batter la via del buon gusto senza salire o discendere . E chi ignora che nell’arti belle a’ secoli di perfezione sogliono ordinariamente succedere quei di decadimento? Non avvenne ciò forse nell’architettura? Si vide pur troppo che il gusto de’ modelli greci dovè cedere alle così dette gotiche irregolarità ! E nella poesia? Non è forse vero che il gusto delle attiche bellezze fu sacrificato a’ pomposi ornamenti asiatici (12)? Cosi pur troppo è accaduto, Signori miei riveritissimi, nella musica a’ di nostri! Il gusto della semplice, naturale e toccante melodìa italiana ha dovuto poco a poco cedere a quello de’ complicati e qualche volta barbari accordi dell’armonia oltramontana (13).

XXVII. Ecco pertanto prossima una musicale rivoluzione ! Tutto la predice, tutto l’annunzia. Sorge fra noi un’ardita foggia di scrivere, che sdegnando di comparire imitatrice, incomincia a scuotere il giogo e si allontana dal copiare la bella natura, che debb’esser mai sempre e ch’era stata fin a quel momento il modello di quella, ch’ora, quasi per ischerno , chiamasi l’antica scuola: profittasi con maleaugurata avvedutezza del gusto che cominciava a declinare pel vero bello ideale, ed affrettasi disgraziatamente Io sviluppo della musicale rivoluzione . Ecco in campo un nuovo metodo: sdegnasi il naturale, e vassi