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E qui comincia ciò che nella musica si chiama misura (5). Questa successione misurata di colpi ha qualche cosa di più per attirare l’attenzione . Vi si trova una doppia uniformità, e ’l primo grado del cambiamento: e possiamo dire esser cosa conosciuta, che l’uniformità collegata col cambiamento e colla varietà risveglia un sentimento grato. Ecco dunque d’onde risulta il piacere che troviamo nelle cose, le quali isolate e in loro stesse sono perfettamente indifferenti. E qui cominciamo a formarci un’idea come il ritmo, ossia, il buon ordine osservato nel seguitamene di cose indifferenti possa far nascere il bello.

XI. Ormai è facile l’immaginarsi quanti cambiamenti possano farsi nella misura: il che rende non solamente l’ordine de’ colpi più variato, ma gli dà ancora un carattere . Ma siccome sarebbe fastidioso ed inutile l’estendersi sopra di ciò, ci contenteremo di fare alcune osservazioni sopra questo soggetto .

XII. Non v’ha chi non senta la differenza di carattere che passa fra la misura a due, e quella a tre, e fra una terza misura ch’è composta dalle due anzidette . Per sentir questo basta pronunziare per qualche tempo le seguenti parole, osservandone la puntazione: Uno due: uno due: uno due. Uno due tre: uno due tre: uno due tre. Uno due tre, quattro cinque sei: uno due tre, quattro cinque sei: uno due tre, quattro cinque sei. Si sente distintissimamente la differenza d’ordine che ci ha in queste tre sorte di successioni, ove si sentono le tre sorte di ritmo (6). A ciò si aggiunga che la misura può avere differenti gradi di moto.