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Ma non meno ricca era quella de’ loro tre celebri generi di musica, cioè Diatonico, Cromatico, ed Enarmonico. Il primo così detto, perché progrediva principalmente per tuoni, il secondo per semituoni, il terzo per quarti di tuono , ed era chiamato il genere de’ peritissimi cantori per la difficoltà di dover dividere il semituono in due intervalli detti Diesis enarmonici. Op. cit. pag. 436. Ora dal distinto maneggio di questi tre generi di musica dal frammischi amento che facevasi de’ medesimi da quei bravissimi compositori, qual serie di melodie d’ogni maniera possiam noi credere che ne risultassero? Oper. cit. T. 2, Dissert. 2, pag. 257 e 258. E quanta maggiore energia non dovevano elleno acquistare tali melodie, oltre la propria, avendo per fondo una poesia di tanta perfezione, ed essendo eseguite colla più fina ed animata espressione? Quanto per conseguenza dovevano elleno essere adatte a produrre que’ prodigiosi effetti, che da’ molti testimoni sopra ogni eccezione ci si raccontano? Anzi dagli effetti maravigliosi, che ci si attestano cagionati da tali melodie, dobbiamo noi argomentare (e l’argomento, preso il tutto insieme, sembrami di grandissima forza) ch’elleno fossero realmente squisite e perfette.
Aggiungasi finalmente che i Greci non avevano l’armonia simultanea, ossia l’armonia propriamente delta, vale a dire, non conoscevano ciò che noi chiamiamo adesso contrappunto1: ma avevano quella sola, che risulta dall’ottava (detta equisona) e dalle sue replicate. La prima era prodotta dalla voce delle donne o de’ giovanetti che cantavano insiem cogli uomini, la seconda dal suono de' moltiplici loro strumenti. Ecco come si aprirne il Keplero: Et si vox Harmonia veteribus usurpetur pro ipso cantu; non est tamen intelligenda sub hoc nomine, modulatio per plures
- ↑ Martini: Stor. della musica T. p. pag. 333