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bisogna col buon giudizio procurar che l’espressione sia una, ma non uniforme, sia una ma variata (20).
Ecco finalmente come possa chiudersi la bocca a quei critici, che tanto ricchi di dottrina, quanto poveri di esperienza, pretenderebbero di vincolare i compositori di musica colla metafisica unità della espressione, credendo con ciò di renderla perfetta, quando la difformerebbero in realtà, e la renderebbero in pratica una monotonia insopportabile.
IX. Voglio adesso farvi sentire le parole del sullodato filosofo ginevrino (21) molto benemerito della musica, parole che cadono qui in acconcio, essendo quasi un ristretto di tutto ciò, di cui finora vi ho diffusamente ragionato.
„ I nostri musici (dic’ egli) colla testa piena uni„ camente di suoni, non s’imbarazzano d’altro, e la „ loro musica non si riferisce alle parole in ordine „ al numero e alla misura, come non si riferisce in „ ordine al sentimento ed alla espressione. Non è già „ che non sappiano far bene una lunga tenuta alle „ parole calmare o riposo; che non sieno molto at„ tenti ad esprimere la parola cielo con de’ suoni alti, „ le parole terra o inferno (aa) con de’ suoni bassi, a „ circolare sul fulmine sul tuono, a fare slanciare un „ mostro furioso con venti urli di voce, ed altre consi„ mili puerilità. Ma per abbracciare il complesso di „ un’opera, per esprimere la situazione dell’anima, in„ vece di divertirsi sopra il senso particolare di ciascu„ na parola, perchè abbia risalto l’armonia de’versi, „ per imitare in somma tutto l’incanto della poesia