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Erbe e pietre mostrose ec. Chi amasse vedere quanto ne’ tempi andati si credesse all’attività di queste cose, legga il libro Magie nalurelle et cabalistique du Petit Albert, ove troverà abbondanti segreti di farsi amare, di rendersi invisibile, di cambiar i metalli men nobili ne’ più nobili ec. ec. Sembra che tali fattucchierie siano state credute più a lungo in Francia ed in Germania, che in Italia. Di fatto quando i nostri Poeti non ebbero duopo di magie, o pel meraviglioso de’ loro poemi, o per particolazzare il carattere di genti rozze, come qui fa il Sanazzaro, ben volentieri se ne rideano. Serva di prova la seguente Stanza del Navagero:


Udito ho dir che gran virtù, si trova
Nelle parole, nell’erbe e ne’ sassi.
Provato ho le parole, e non mi giova,
Perduto ho le parole, il tempo, e i passi.
Deliberato io son di far la prova
D’un’insalata quando tu ci passi:
Se non mi gioverà quest’insalata,
Io giuro a Dio di darti una sassata.


Quest’è Protéo, cioè questi è simile a Proteo che ec. Proteo, Dio marino, che si cangiava in varie forme, e che da vertendo fu detto anche Vertunno. Egli fu creduto indovino; ma chi voleva sapere da lui le future cose, era mestieri cha lo legasse, perchè non isfuggisse. Quindi Ovidio nel Lib. i. de’ Fasti:


Decipiat ne te versis tamen ille figuris,
Impediant geminas vincula firma manus.


Copia, Dea dell’ubertà e dell’abbondanza, che si suolo dipingere con un corno, di cui escano fuori frutti d’ogni genere che la terra produce. Orazio nell’Od. xvii. del Lib. i.


. . . . . . Hinc tibi copia
Manabit ad plenum benigno
Ruris honorum opulenta cornu.


Aconiti, plurale di aconito. Questa voce significa in ispezie quell’erba velenosa che oggi è detta elleboro nero; ma significa anche in genere qualunque erba velenosa. Secondo le favole chi disse che l’aconito divenne velenosa perchè fu tocca dalla nera spuma del Cerbero strascinato fuori dell’inferno da Ercole quando v’andò per liberare Alceste, chi la imaginò velenosa fin da principio, essendo nata dal sangue di Prometeo legato sul monte Caucaso.

E in guisa di colombi ognor baciandosi. Non posso ratte-