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Serrano.
Quanti nell’altrui sangue si nutricano!
I’ ’l so, che ’l pruovo, e col mio danno intendolo,
Tal che i miei cani indarno s’affaticano.
Opico.
Ed io per quel che veggio ancor comprendolo,
Che son pur vecchio, ed ho curvati gli omeri
In comprar senno, e pur ancor non vendolo.
O quanti intorno a queste selve nomeri
Pastori in vista buon, che tutti furano
Rastri zappe sampogne aratri e vomeri!
D’oltraggio o di vergogna oggi non curano
Questi compagni del rapace gracculo:
In sì malvagia vita i cuori indurano,
Pur ch’abbian le man piene all’altrui sacculo.
ANNOTAZIONI
all’Egloga Sesta.
L’invidia, figliuol mio, se stessa macera. Periandro diceva; Come la ruggine rode il ferro, così l’invidia consuma l’ anima di colui, nel quale ella si trova. Onde Orazio nell’Ep. 2 del Lib. i.
Invidus alierius rebus macrescit opimis;
Invidia Siculi non invenere tyranni
Majus tormentum.
Tutta quest’Egloga, dova si descrive l’innocenza de’ tempi antichi, e la malizia che a quella è subentrata, è veramente bella.
Sputando tre volte fu invisibile ec. Fra i moltissimi effetti, in parte veri, e in parte falsi che lo sputo produce, e che Plinio riferisce nel Cap. 4 del Lib. xxviii. nella St. Nat., non trovo accennato questo di rendere invisibile alcuno; ma certamente il Sanazzaio avrà ciò detto, dietro qualche superstiziosa opinione o popolare, o tratta da que’ tanti libri di sortilegi, che un tempo erano con grandissima avidità ricercati. Dal che ben si capisce, che la parola saggio qui usata equivale a mago, stregone, e simili.