Pagina:Sannazaro - Arcadia, 1806.djvu/88

58

Ahi cruda morte, e chi fia che ne scampi,
Se con tue fiamme avvampi
Le più elevate cime?
Chi vedrà mai nel mondo
Pastor tanto giocondo,
Che cantando fra noi sì dolci rime
Sparga il bosco di fronde,
E di bei rami induca ombra su l’onde?
Pianser le sante Dive
La tua spietata morte;
I fiumi il sanno e le spelunche e i faggi:
Pianser le verdi rive,
L’erbe pallide e smorte;
E ’l sol più giorni non mostrò suoi raggi:
Nè gli animai selvaggi
Usciro in alcun prato;
Nè greggi andár per monti,
Nè gustaro erbe o fonti:
Tanto dolse a ciascun l’acerbo fato;
Tal che al chiaro ed al fosco,
Androgèo Androgèo sonava il bosco.
Dunque fresche corone
Alla tua sacra tomba,
E voti di bifolchi ognor vedrai;
Tal che in ogni stagione,
Quasi nova colomba
Per bocche de’ pastor’ volando andrai;
Nè verrà tempo mai,
Che ’l tuo bel nome estingua,
Mentre serpenti in dumi
Saranno, e pesci in fiumi.
Nè sol vivrai nella mia stanca lingua;
Ma per pastor diversi
In mille altre sampogne e mille versi.