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partire si partirono insieme con teco da questi campi tutti i nostri Dii: e quante volte dopo abbiamo fatto pruova di seminare il candido frumento, tante in vece di quello avemo ricolto lo infelice loglio con le sterili avene per li sconsolati solchi; ed in luogo di viole, e d’altri fiori sono usciti pruni con spine acutissime e velenose per le nostre campagne. Per la qual cosa, pastori, gittate erbe e fronde per terra, e di ombrosi rami coprite i freschi fonti; perocchè così vuole che in suo onore si faccia il nostro Androgéo. O felice Androgéo, addio eternamente, addio. Ecco che il pastorale Apollo tutto festivo ne viene al tuo sepolcro per adornarti con le sue odorate corone; e i Fauni similmente con le inghirlandate cerna, e carichi di silvestri doni, quel che ciascun può, ti portano; de’ campi le spiche, degli arbusti i racemi con tutti i pampini, e di ogni albero maturi frutti: ad invidia dei quali le convicine Ninfe, da te per addietro tanto amate e riverite, vengono ora tutte con canestri bianchissimi, pieni di fiori e di pomi odoriferi a renderti i ricevuti onori: e quel che maggiore è, e del quale più eterno dono alle sepolte ceneri dare non si può, le Muse ti donano versi, versi ti donano le Muse, e noi con le nostre sampogne ti cantiamo, e canteremo sempre, mentre gli armenti pasceranno per questi boschi: e questi pini, e questi cerri, e questi platani, che d’intorno ti stanno, mentre il Mondo sarà, susurreranno il nome tuo: e i tori parimente con tutte le paesane torme in ogni stagione avranno riverenza alla tua ombra, e con alte voci muggendo li chiameranno per le