gallo col suo canto salutò il vicino giorno, significando
l’ora, che gli accoppiati buoi sogliono
alla fatica usata ritornare; ch’un de’ astori
prima di tutti levatosi andò col rauco corno
tutta la brigata destando; al suono del quale
ciascuno lasciando il pigro letto, si apparecchiò
con la biancheggiante alba alli novi piaceri; e
cacciati dalle mandre li volonterosi greggi, e
postine con essi in via, li quali di passo in
passo con le loro campane per le tacite selve
risvegliavano i sonnacchiosi uccelli, andavamo
pensosi immaginando, ove con diletto di ciascuno
avessimo comodamente potuto tutto il
giorno pascere, e dimorare. E mentre così dubitosi
andavamo, chi proponendo un luogo, e
chi un altro, Opico, il quale era più che gli
altri vecchio, e molto stimato fra pastori, disse:
Se voi vorrete ch’io vostra guida sia, io vi
menerò in parte assai vicina di qui, e certo al
mio parere non poco dilettosa; della quale non
posso non ricordarmi a tutte ore, perocchè
quasi tutta la mia giovanezza in quello tra suoni
e canti felicissimamente passai: e già i sassi,
che vi sono, mi conoscono, e sono ben insegnati
di rispondere agli accenti delle voci mie:
ove, siccome io stimo, troveremo molti alberi,
nei quali io un tempo, quando il sangue mi
era più caldo, con la mia falce scrissi il nome
di quella, che sovra tutti li greggi amai; e credo
già che ora le lettere insieme con gli alberi
siano cresciute; onde prego gli Dii, che sempre
le conservino in esaltazione e fama eterna
di lei. A tutti egualmente parve di seguitare il
consiglio di Opico, e ad un punto al suo volere
rispondemmo essere apparecchiati. Nè guari