acque a rinfrescarsi i belli volti, da non maestrevole
arie rilucenti: e ritiratesi ie schiette
maniche insino al cubito, mostravano ignude
le candidissime braccia, le quali non poca bellezza
alle tenere e delicate mani sopraggiungevano.
Per la qual cosa noi più divenuti volonterosi
di vederle, senza molto indugiare, presso
al luogo, ove elle stavano, ne avvicinammo,
e quivi a piè d’un’altissima elcina ne ponemmo
senza ordine alcuno a sedere. Ove come
che molti vi fossero e in celere, ed in sampone
espertissimi, nondimeno alla più parte di
noi piacque di volere udire Logisto ed Elpino
a pruova cantare, pastori belli della persona,
e di età giovanissimi: Elpino di capre, Logisto
di lanate pecore guardatore; ambiduo co’ capelli
biondi più che le mature spiche, ambiduo
di Arcadia, ed egualmente a cantare, ed a rispondere
apparecchiati. Ma volendo Logisto non
senza pregio contendere, depose una bianca pecora
con due agnelli, dicendo: di questi farai
il sacrificio alle Ninfe, se la vittoria del cantare
fia tua; ma se quella li benigni Fati a me
concederanno, il tuo domestico cervo per merito
della guadagnata palma mi donerai. Il mio
domestico cervo, rispose Elpino, dal giorno,
che prima alla lattante madre il tolsi, insino a
questo tempo lo ho sempre per la mia Tirrena
riserbato, e per amor di lei con sollicitudine
grandissima in continue delicatezze nudrito,
pettinandolo sovente per li puri fonti, ed ornandogli
le ramose corna con serti di fresche
rose e di fiori: ond’egli avvezzato di mangiare
alla nostra tavola, si va il giorno a suo diporto
vagabondo errando per le selve, e poi quando