purea Aurora mostrarsi a’ riguardanti. Onde ella,
non per bisogno, credo, che a ciò la strignesse,
ma forse pensando di meglio nascondere
la sopravvenuta rossezza, che da donnesca
vergogna le procedea, si bassò in terra da capo
a coglierli, quasi come di altro non le calesse,
sciegliendo i fiori biauchi dai sanguigni,
e i persi dai violati. Dalla qual cosa io, che
intento e sollicitissimo vi mirava, presi quasi
per fermo argomento, colei dovere essere la
pastorella, di cui sotto confuso nome cantare
udiva: ma ella dopo breve intervallo di tempo,
fattasi de’ raccolti fiori una semplicetta corona,
si mescolò tra le belle compagne; le quali similmente,
avendo spogliato l’onore ai prati, e
quello a se posto, altere con soave passo procedevano,
siccome Najade, o Napee state fossero,
e con la diversità de’ portamenti oltra misura
le naturali bellezze aumentavano. Alcune portavano
ghirlande di ligustri con fiori gialli, e
tali vermigli interposti: altre aveano mescolati i
gigli bianchi e i porporini con alquante frondi
verdissime di aranci per mezzo: quella andava
stellata di rose, quell’altra biancheggiava di
gelsomini; talchè ognuna per se, e lune insieme
più a’ divini spirti, che ad umane creature
assomigliavano: per che molti con maraviglia
diceano: o fortunato il posseditore di cotali
bellezze! Ma veggendo elle il sole di molto alzato,
e ’l caldo grandissimo sopravvenire, verso
una fresca valle piacevolmente insieme scherzando
e motteggiandosi drizzarono i passi loro.
Alla quale in brevissimo spazio pervenute, e
trovativi i vivi fonti sì chiari, che di purissimo
cristallo pareauo, cominciarono con le gelide