verti, di sotto al quale due occhi vaghi e lucidissimi
scintillavano, non altrimenti che le chiare
stelle sogliono nel sereno e limpido cielo
fiammeggiare; e ’l viso alquanto più lunghetto
che tondo, di bella forma, con bianchezza non
spiacevole, ma temperata, quasi al bruno declinando,
e da un vermiglio e grazioso colore
accompagnato riempieva di vaghezza gli occhi,
che ’l miravano: le labbra erano tali, che le
mattutine rose avanzavano; fra le quali, ogni
volta che parlava, o sorrideva, mostrava alcuna
parte de’ denti, di tanto strana e maravigliosa
leggiadria, che a niun’altra cosa, che
ad orientali perle gli avrei saputo assomigliare:
quindi alla marmorea e delicata gola discendendo,
vidi nel tenero petto le picciole e giovenili
mammelle, che a guisa di due rotondi
pomi la sottilissima veste in fuori pingevano,
per mezzo delle quali si discerneva una vietta
bellissima, ed oltra modo piacevole a riguardare,
la qual perocchè nelle secrete parti si terminava,
di a quelle con più efficacia pensare
mi fu cagione: ed ella delicatissima e di gentile
e rilevata statura, andava per li belli prati con
la bianca mano, cogliendo i teneri fiori. De’
quali avendo già il grembo ripieno, non più
tosto ebbe dal cantante giovane udito Amaranta
nominare, che abbandonando le mani e ’l
seno, e quasi essendo a se medesima uscita di
mente, senz’avvedersene ella, tutti le caddero,
seminando la terra di forse venti varietà di colori.
Di che poi quasi ripresa accorgendosi, divenne
non altrimenti vermiglia nel viso, che
suole talvolta il rubicondo aspetto della incantata
Luna, ovvero nello uscire del Sole la pur-