non men sottile a pensare, che dilettevole a
vedere, era lo accorgimento del discreto pintore,
il quale avendo fatta Giunone, e Minerva
di tanto estrema bellezza, che ad avanzarle sarebbe
stato impossibile, e diffidandosi di fare
Venere sì bella, come bisognava, la dipinse
volta di spalle, scusaudo il difetto con l’astuzia:
e molte altre cose leggiadre e bellissime a
riguardare, delle quali io ora mal mi ricordo,
vi vidi per diversi luoghi dipinte. Ma entrati
nel tempio, e all’altare pervenuti, ove la immagine
della sanla Dea si vedea, trovammo un
sacerdote di bianca vesta vestito, e coronato di
verdi fronde, siccome in sì lieto giorno, ed in
sì solenne ufficio si richiedeva, il quale alle divine
cerimonie con silenzio mirabilissimo ne
aspettava: nè più tosto ne vide intorno al sacrificio
ragunati, che con le proprie mani uccise
una bianca agna, e le interiori di quella
divotamenfe per vittima offerse nei sacrati fochi
con odoriferi iucensi, e rami di casti ulivi,
e di teda, e di crepitanti lauri, insieme
con erba Sabina: e poi spargendo un vaso di
tepido latte, inginocchiato, e con le braccia
distese verso l’Oriente così cominciò: O reverenda
Dea, la cui maravigliosa potenzia più
volte nei nostri bisogni si è dimostrala, porgi
pietose orecchie ai preghi divotissimi della circonstante
turba, la quale ti chiede umilmente
perdono del suo fallo, se non sapendo avesse
seduto, o pasciuto sotto alcuno albero, che sacrato
fosse; o se entrando per li inviolabili boschi
avesse con la sua venuta turbate le sante
Driade, e i semicapri Dii dai solazzi loro; e
se per necessità di erbe avesse con l’importuna