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duto in Roma co’ proprj occhi una salamandra essere consunta dal fuoco. Anche Benvenuto Cellini scrive nella sua Vita d’aver veduto una salamandra nelle fiamme. Ecco il fatto descritto da lui medesimo con quella sua sì bella naturalezza, per la quale piacerà sempre la lettura di quella sua Vita a chiunque fornito di buon gusto ama le Lettere e le Arti; massime dopo che il giudiziosissimo Sig. Bibliotecario Carpani ce la diede emendata di molti errori, ed illustrata con note opportunissime sì per la lingua che pei fatti e per le persone che vi sono introdotte. Nella mia età di cinque anni in circa, così narra Benvenuto, essendo mio Padre in una nostra celletta, nella quale si era fatto il bucato, ed era rimasto un buon fuoco di querciuoli, Giovanni (questi è lo stesso suo Padre) con una viola in braccio cantava e sonava soletto intorno a quel fuoco, perchè era molto freddo; e guardando in quel fuoco, a caso vide in mezzo a quelle più ardenti fiamme un animaletto come una lucertola, il quale si gioiva in quelle fiamme più vigorose. Subito avvedutosi di quel che era, fece chiamar la mia sorella e me, e mostratolo a noi bambini, a me diede una gran ceffata, per la quale io molto mi misi a piangere; ed egli piacevolmente racchetatomi, mi disse così: Figliuolin mio caro, io non ti do per male che tu abbia fatto, ma solo perchè tu li ricordi che quella lucertolina, che tu vedi nel fuoco, si è una salamandra, quale non s’è mai veduta per altri, di che ci sia notizia veruna; e così mi baciò e mi dette certi quattrini. Che che però ne sia di queste proprietà della salamandra, cui io non vidi mai né viva né morta, posso ben dire, che non è da imitarsi il falso pensiero del nostro Poeta di far si che Montano chiami i pastori a prender il fuoco materiale da lui, che tutto è preso da un fuoco figurato, qual è quello dell’amore.

E gli alti monti ec. Virgilio nell’Egl. I.


Majoresque cadunt altis de montibus umbrae.