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era per dechinarsi verso l’Occidente, e che i fastidiosi grilli incominciavano a stridere per le fessure della terra, sentendosi di vicino le tenebre della notte; noi non sopportando che ’l misero Ergasto quivi solo rimanesse, quasi a forza alzatolo da sedere, cominciammo con lento passo a movere soavemente i mansueti greggi verso le mandre usate; e per men sentire la noja della petrosa via, ciascuno nel mezzo dell’andare, sonando a vicenda la sua sampogna, si sforzava di dire alcuna nuova canzonetta, chi racconsolando i cani, chi chiamando le pecorelle per nome, alcuno lamentandosi della sua pastorella, ed altro rusticamente vantandosi della sua: senza che molti scherzando con boscherecce astuzie, di passo in passo si andavano motteggiando, infino che alle pagliaresche case fummo arrivati. Ma pensando in cotal guisa più e più giorni, avvenne che un mattino fra gli altri, avendo io, siccome è costume de’ pastori, pasciute le mie pecorelle per le rugiadose erbette, e parendomi omai per lo sopravvegnente caldo ora di menarle alle piacevoli ombre, ove col fresco fiato de’ venticelli potessi me e loro insieme ricreare; mi posi in cammino verso una valle ombrosa e piacevole, che men di un mezzo miglio vicina stava, di passo in passo guidando con l’usata verga i vagabondi greggi, che s’imboscavano. Nè guari era ancora dal primo luogo dilungato, quando per avventura trovai in via un pastore, che Montano avea nome, il quale similmente cercava di fuggire il fastidioso caldo, ed avendosi fatto un cappello di verdi frondi, che dal sole il difendesse, si mena-