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il quale avendo inavvedutamente ucciso un cervo, di cui era vaghissimo, non volendo più vivere pel grave dolore, fu convertito in quest’albero, che dal suo nome appunto fu detto Ciparisso, e poi Cipresso.
Non son le delle piante sì discortesi ec. Qui pare che l’Autore abbia voluto imitare Achille Tazio, il quale sul bel principio de’ suoi amori di Clitofonte e Leucippe descrivendo un bosco che avea veduto dipinto su d’un quadro rappresentante il ratto d’Europa, dice: Eravi un prato bello a vedersi per la molta varietà de fiori, e per la copia degli arbusti e degli alberi, che in essi erano qua e là piantati. I rami e le frondi di questi con vicendevoli abbracciamenti così tra loro si univano, che a’ fiori servivano di tetto. Anzi il pittore sotto le frondi vi avea dipinto l'ombra con tale artificio, che piccioli raggi di sole in alcuni luoghi illuminavano alquanto il prato, tanto cioè quanto il pittore volle che aperte fossero le conteste frondi.