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frammischiando ai fiori, alle frondi, all’ombre delle circostanti rive le immagini dei pescosi stagni, delle muscose grotte, dei tufi, dei coralli, delle conchiglie ec. non si possa che accrescere la grazia e il diletto delle descrizioni. Niente poi vi ha di più delizioso di una sera estiva sul mare rallegrata dai raggi della luna, che si rifrangon nell’onde, e dalla frescura dei zefiri, che lievemente le increspano. Il Sanazzaro colpito da tanti lusinghieri oggetti prende la penna per dipingerli vivamente, e lascia che il bello spirito geometra misuri a suo senno le bellezze poetiche col compasso.

Dalle censure del letterato Francese il compensarmi gli encomj di un dotto Spagnuolo, il quale non ebbe difficoltà di affermare, che Napoli avea maggior ragione di andar fastosa per le Egloghe Pescatorie del Sanazzaro, di quello che per la Tebaide di Stazio altro suo celebre figlio1.

Il Sanazzaro divertì ancora l’ingegno cogliendo de’ fiori minuti del Latino Parnaso. Celebre è il suo Epigramma sopra Venezia. Dopo di aver consacrata la penna alle verità più sublimi della Religione egli la degradò in alcuni lirici componimenti di amor lascivo. Il libertinaggio degli Scrittori di questo secolo ci costringe a saper grado al Sanazzaro non già di essersi preservato immune da questa pece, ma di avervi a paragone degli altri più leggermente invescate le ali.


  1. Gio. Luigi della Compagnia di Gesù nel suo Commento al Libro VII. della Eneide.