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derare i mitologici personaggi soltanto come simboli di naturali effetti. Se non si può difendere il Sanazzaro si può almen compatirlo di essersi lasciato sedurre da un inganno comune al suo secolo, che la poesia non dovesse piacere, se non intinta nei colori de’ classici antichi; inganno a lui doppiamente dannoso, poichè i suoi versi riescono anche agli occhi del gusto più graditi e pregevoli, quando egli non si diparte dall’augusta maestà delle sacre carte, che quando gl’imbelletta coi fucati ornamenti della Grecia e del Lazio.

Meritò applauso altresì il N. M. Jacopo per un altro genere di composizione in esametri di cui può egli chiamarsi a ragione inventore. Da un Idilio di Teocrito, in cui vengono introdotti a favellare due pescatori trasse l’idea delle sue Egloghe Pescatorie. Fontenelle gli seppe poco grado di questa sua introduzione. Egli pretende, che il Sanazzaro abbia fatto un mal cambio de’ pastori coi pescatori, mentre ei dice, che la situazione di questi ultimi offre alla poesia oggetti meno aggradevoli di quella de’ primi1. Se il Fontenelle si fosse ritrovato nelle sue circostanze avrebbe per avventura pensato diversamente. Il Sanazzaro nel più bel clima d’Italia vedea dalla sua Mergellina i pescatori approdare colle barchette, deporre le prede, asciugare le reti sul vicino Posilipo; Posilipo che stende le falde in un ridente mare. Il prospetto del mare aggiunge indubitatamente vaghezza al paesaggio campestre. Mi pare che


  1. Discours sur la nature de l’Eglogue.