Pagina:Sannazaro - Arcadia, 1806.djvu/251


221

D

Damma, capra salvatica, simile alla cavriuola: alouni la chiamano daino.

Dehiscere, aprirsi, spalancarsi, fendersi.

Designato, disegnato.

Detinere, ritenere.

Dilanie, da dilaniare, stracciare, smembrare, sbranare.

Dimoranza, dimora.

Discarcerare, cavar di prigione.

Discorso per corso.

Disculmine, da disculmiare, levar il colmo della casa, o della capanna.

Disjecore, da disjecorare, cavar fuori la corata o il fegato; verbo formato da jecur, corata, ma nè latino nè italiano, e da non imitarsi.

Dispeso, speso.

Distenebrare, cacciar le tenebre.

Distraere, condurre in diverse parti, dividere, menare.

Divellere, spiantare, disradicare.

Disventura, disavventura.

Diverticoli, luoghi fuori di strada, nascondimenti; e dicesi tanto di fatti, come di parole, perciocchè favellando l’uomo accorto, che non vuol essere acchiappato, usa parole, e tratti che si possono chiamare diverticoli.

Divido, colla prima sillaba accentata; esempio da notarsi.

Drittezza per ottima regola.

Dubitoso per dubbioso.

Dumi, spini, e talvolta luoghi spinosi, invogli di spini, e d’altri rami de’ fossati. Macchie si dicono in Toscana, e ciese in Lombardia.

Dumora, dumi, pruni.

E

Ebuli, pianta, che produce le pomelle come il sambuco.

Eccellere, sopravanzare.

Edicola, picciolo tempio, o casetta. Lat. aedicula.

Edulio, companatico.

Elcina, elice, elce, sorta d’albero.

Elicere, estrarre, cavar fuori.

Equipero, in vece d’equiparo, per la rima.

Erige, sorta d’erba spinosa.

Erratico, vagabondo.

Erratico, ch’erra, che falla, o veramente ch’è stolto.