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crudelissime disventure, mentre di te rimanga calamo in queste selve; mandando sempre di fuori quelle voci, che al tuo misero e lacrimevole stato son più conformi. E se mai pastore alcuno per sorte in cose liete adoprar ti volesse; fagli prima intendere, che tu non sai se non piagnere e lamentarti; e poi con esperienzia, e veracissimi effetti, esser così gli dimostra, rendendo continuamente al suo soffiare mesto, e lamentevole suono; per forma che temendo egli di contristare le sue feste, sia costretto allontanartisi dalla bocca, e lasciarti con la tua pace stare appiccata in questo albero, ove io ora con sospiri e lacrime abbondantissime ti consacro in memoria di quella, che di avere infin qui scritto mi è stata potente cagione; per la cui repentina morte, la materia or in tutto è mancata a me di scrivere, ed a te di sonare. Le nostre Muse sono estinte: secchi sono i nostri lauri: minato è il nostro Parnaso: le selve son tutte mutole: le valli, e i monti per doglia son divenuti sordi: non si trovano più Ninfe, o Satiri per li boschi: i pastori han perduto il cantare: i greggi, e gli armenti appena pascono per li prati, e coi lutulenti piedi per isdegno conturbano i liquidi fonti; nè si degnano, vedendosi mancare il latte, di nudrire più i parti loro. Le fiere similmente abbandonano le usate caverne: gli uccelli fuggono dai dolci nidi. I duri ed insensati alberi innanzi alla debita maturezza gettano i lor frutti per terra; e i tenei i fiori per le meste campagne tutti comunemente ammarciscono. Le misere api dentro ai loro favi lasciano imperfetto perire lo incominciato mele: ogni cosa