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Summonzio.

Or non si mosse da’ superni talami
Filli a tal suon? ch’io già tutto commovomi;
Tanta pietà il tuo dir nel petto esalami.

Barcinio.

Taci, mentre fra me ripenso, e provomi
Se quell’altre sue rime or mi ricordano,
Delle quali il principio sol ritrovomi.

Summonzio.

Tanto i miei sensi al tuo parlar s’ingordano,
Che temprar non li so: comincia, ajutati:
Che ai primi versi poi gli altri s’accordano.

Barcinio.

Che farai, Meliseo? morte refutati,
Poi che Filli t’ha posto in doglia e lacrime,
Nè più come solea lieta salutati.
Dunque, amici pastor, ciascun consacrime
Versi sol di dolor, lamenti e ritimi;
E chi altro non può, meco collacrime.
A pianger col suo pianto ognuno incitimi,
Ognun la pena sua meco comuniche;
Benchè ’l mio duol da se dì e notte invitimi.
Scrissi i miei versi in su le poma puniche,
E ratto diventar sorba e corbezzoli;
Sì son le sorti mie mostrose ed uniche.
E se per innestar li incido o spezzoli,
Mandan sugo di fuor sì tinto e livido,
Che mostran ben che nel mio amaro avvezzoli.
Le rose non han più quel color vivido,
Poi che ’l mio sol nascose i raggi lucidi,
Dai quai per tanto spazio oggi mi divido.
Mostransi l’erbe e i fior languidi e mucidi;
I pesci per li fiumi infermi e sontici;
E gli animai nei boschi incolti e sucidi.