Pagina:Sannazaro - Arcadia, 1806.djvu/203


173

avanzavano tutti gli altri pastori: solamente nel saettare fui superato da un pastore, che aveva nome Tirsi: e questo fu per cagione che colui avendo uno arco fortissimo con le punte guarnite di corno di capra, potea con più sicurtà tirarlo, che non faceva io, il quale di semplice tasso avendolo, dubitava di spezzarlo: e così mi vinse. Allora era io fra’ pastori, allora era fra’ giovani conosciuto: ora sovra di me il tempo usa le sue ragioni: voi dunque, a cui la età il permette, vi esercitate nelle prove giovanili; a me e gli anni, e la natura impongono altre leggi. Ma tu, acciocchè questa festa da ogni parte compita sia, prendi la sonora sampogna, figliuol mio, e fa che colei, che si allegrò d’averti dato al mondo, si rallegri oggi di udirti cantare; e dal Cielo con lieta fronte miri ed ascolti il suo sacerdote celebrare per le selve la sua memoria. Parve ad Ergasto sì giusto quello, che Opico dicea, che senza fargli altra risposta, prese di man di Montano la sampogna, che poco avanti donata gli avea: e quella per buono spazio con pietoso modo sonata, vedendo ciascuno con attenzione e silenzio aspettare, non senza alcun sospiro mandò fuora queste parole.


ANNOTAZIONI

alla Prosa Undecima.


Cari pastori, siccome io stimo, non senza volontà degli Dii ec. li Sanazzaro anche qui imita Virgilio. Ergasto alla sepoltura della madre Massilia è simile ad Enea a quella del padre Anchise. Ecco le parola di Enea nel Lib. v. dell’En.: