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Troppo sarebbe oggi stata grande la tua ventura, Montano, se così nella fionda fossi stato felice, come nel palo fosti: e così dicendo, si levò dal collo una bella sampogna di canna fatta solamente di due voci, una di grandissima armonia nel sonare, e glie la diede: il qual lietamente prendendola, il ringraziò. Ma forniti i doni, rimase ad Ergasto un delicatissimo bastone di pero salvatico, tutto pieno d’intagli, e di varj colori di cera per mezzo, e nella sua sommità investito d’un nero corno di bufalo sì lucente, che veramente avresti detto, che di vetro stato fosse. Or questo bastone Ergasto il donò ad Opico, dicendogli: E tu ancora ti ricorderai di Massilia, e per suo amore prenderai questo dono, per lo quale non ti farà mestiere lottare, nè correre, nè fare altra prova: assai per te ha oggi fatto il tuo Partenopeo, il quale nel correre fu de’ primi, e nel trarre della fionda, senza controversia è stato il primo: a cui Opico allegro rendendo le debite grazie, così rispose: I privilegj della vecchiezza, figliuol mio, son sì grandi, che o vogliamo, o non vogliamo, siamo costretti di obbedirli. O quanto ben fra gli altri mi avresti in questo giorno veduto adoperare, se io fossi di quella età e forza, che io era, quando nel sepolcro di quel gran pastore Panormita furono posti i premj, siccome tu oggi facesti, ove nessuno, nè paesano, nè forestiero, si possette a me agguagliare. Ivi vinsi Crisaldo figliuolo di Tirreno nelle lotte: e nel saltare passai di gran lunga il famoso Silvio: così ancora nel correre mi lasciai dietro Idalogo, ed Ameto, i quali eran fratelli, e di velocità e scioltezza di piedi