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§. II.
Sua Arcadia.
Finge il Sanazzaro, che per fuggir la cagione del suo amoroso martirio errasse per varie regioni, e s’innoltrasse finalmente ne’ boschi d’Arcadia; dal che prende occasione di narrare i costumi, i piaceri, gli affetti, le occupazioni di que’ pastori.
Le descrizioni della campagna riescono sempre dilettevoli e lusinghiere. Piacciono a quelli ancora, a’ quali non piace la realità della campagna. La natura di quando in quando esercita i suoi diritti anche sui cuori più svogliati a corrotti. Tali rappresentazioni risvegliano in noi quella originaria dolcissima propensione verso i tempi della innocenza sopita bensì in molti cuori dai fattizj piaceri, ma non mai del tutto, estinta. Noi veggiam sempre con verace soavità dipinte al vivo le bellezze della natura, la semplicità de’ costumi campestri, il riposo dell’anima.
È sembrato a’ Poeti, che tutti gli accennati vantaggi si potessero accogliere nella vita pastorale. L’economia degli armenti importa un esercizio mite, discreto e lontano dall’asperità e dalla eccessiva fatica, che offre un’immagine disgustosa. Mentre pascono lo pecorelle possono i pastori custodi contemplare i fiori, l’erbe, i ruscelli, le piante, i zefiri ec., ed avvertire in se stessi il piacere, che destano loro nel cuore tanti oggetti di beltà semplice.