correva attorno attorno una vite carica di mature
uve: e nell’un de’ capi di quella un serpe
si avvolgeva con la coda; e con la bocca aperta
venendo a trovare il labbro del vaso, formava
un bellissimo e strano manico da tenerlo. Incitò
molto gli animi de’ circostanti a dovere lottare
la bellezza di questo vaso; ma pure stettero
a vedere quello, che i maggiori, e più reputati
facessero. Per la qual cosa Uranio, veggendo
che nessuno ancora si movea, si levò subito
in piedi; e spogliatosi il manto, cominciò a
mostrare le late spalle. Incontro al quale animosamente
uscì Selvaggio, pastore notissimo, e
molto stimato fra le selve. La espettazione de’
circostanti era grande, vedendo due tali pastori
uscire nel campo. Finalmente l’un verso l’altro
approssimatosi, poi che per buono spazio riguardati
si ebbero dal capo insino ai piedi, in
un impeto furiosamente si ristrinsero con le
forti braccia; e ciascuno deliberato di non cedei
e, parevano a vedere duo rabbiosi orsi, o
duo forti tori, che in quel piano combattessero.
E già per ogni membro ad ambiduo correva il
sudore, e le vene delle braccia, e delle gambe
si mostravano maggiori, e rubiconde per molto
sangue; tanto ciascuno per la vittoria si affaticava.
Ma non possendosi in ultimo nè gittare,
nè dal luogo movere; e dubitando Uranio, che
a coloro, i quali intorno stavano, non rincrescesse
lo aspettare, disse: Fortissimo, ed animosissimo
Selvaggio, il tardare, come tu vedi,
è nojoso: o tu alza me di terra, o io alzerò
te; e del resto lasciamo la cura agli Dii; e
così dicendo il sospese da terra. Ma Selvaggio
non dimenticato delle sue astuzie, gli diede col