mico; e così dicendo, donò a Logisto una bella
pecora con duo agnelli. Il che vedendo Carino,
ad Ergasto voltosi, disse: Se tanta pietà
hai degli amici caduti, chi più di me merita
esser premiato? che senza dubbio sarei stato il
primo, se la medesima sorte, che nocque a
Logisto, non fosse a me stata contraria: e dicendo
queste parole, mostrava il petto, la faccia,
e la bocca tutta piena di polvere; per modo
che movendo riso a’ pastori, Ergasto fe’ venire
un bel cane bianco, e tenendolo per le
orecchie, disse: Prendi questo cane, il cui nome
e Asterion, nato d’un medesimo padre con
quel mio antico Petulco, il quale sovia tutti i
cani fedelissimo ed amorevole merito per la
sua immatura morte essere da me pianto, e
sempre con sospiro ardentissimo nominato. Acquetato
era il rumore e ’l dire de’ pastori,
quando Ergasto caccio fuori un bel palo grande,
e lungo, e ponderoso per molto ferro, e
disse: Per duo anni non arà mestiero di andare
alla città nè per zappe, nè per pale, nè per
vomeri colui, che in trar questo sarà vincitore:
che il medesimo palo gli sarà e fatica, e
premio. A queste parole Montano, ed Elenco,
con Eugenio, ed Ursacchio si levarono in piedi;
e passando avanti, e postisi ad ordine, cominciò
Elenco ad alzare di terra il palo, e poi
che fra se molto bene esaminato ebbe il peso
di quello, con tutte sue forze si mise a trarlo;
nè però molto da se il poteo dilungare. Il qual
colpo fu subito segnato da Ursacchio; ma credendosi
forse che in ciò solo le forze bastare
gli dovessero, benchè molto vi si sforzasse, il
trasse per forma, che fe’ tutti ridere i pastori;