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Ma l’empie stelle ne vorrei riprendere,
Nè curo io già, se col parlar mio crucciole;
Si ratto fer dal ciel la notte scendere,
Che sperando udir più, vidi le lucciole.
ANNOTAZIONI
all’Egloga Decima.
Baje, o Baja, una volta città Etrusca, ora castello in Terra di Lavoro. Cotal nome proviene da Baio, compagno di Ulisse, o perchè secondo alcuni costrusse quella città, o perchè secondo altri ivi fu sepolto. Egli è certamente uno de’ più ameni luoghi, ed ha bagni d’acque calde opportunissime tanto al piacere, come a sanare da varie malattie. Gli antichi Romani ne facevano gran conto, di modo che Orazio, che godeva di tutte le belle e buone cose nell’Epist. i. del Lib. i., così lo loda:
Nullus in orbe sinus Bays praelucet amoenis.
E Seneca con quel suo austero parlare, che si crede a ragione
non fosse corrispondente a’ suoi costumi, lo chiama albergo
de’ vizj, diversorium vittorum, perchè i Romani vi andavano
a divertirsi. — Nulla dico del Vesuvio, non essendoci
uomo che non sappia che sia, e dove si trovi. — Il Sebeto,
detto altrimenti fiume della Maddalena, o Fornello, è un fiume
picciolissimo di Terra di Lavoro, che in parte di luogo
in luogo scorre per Napoli, e in parte passa vicino alle mura
di quella città, e quindi si scarica in mare poco sotto al
ponte di Santa Maddalena.
Cerca l’alta Cittade ec., intendi Napoli. Vedi per la maggior illustrazione di questo passo la prima Annotazione alla Prosa Settima pag. 78.
Caracciol che ’n sonar sampogne ec. Il Porcacchi riferisce questa lode a Tristano Caracciolo, molto stimato a que’ tempi dai dotti.
Esperia, cioè Italia. Il medesimo nome però vien dato anche alla Spagna; o perchè il re Espero discacciato dal fratello Atlante venne dalla Spagna in Italia, e come alla Spagna avea dato il proprio nome, così lo diede anche all’Italia; o perchè provenendo cotal nome dalla stella Venere, che al mattino si vede all’oriente, e chiamasi Lucifero, e alla sera vedesi all’occidente, e chiamasi Espero, e perciò sotto