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Che vede ognor al fondo gir le stelle.
Marsia senza pelle ha guasto il bosso,
Per cui la carne e l’osso or porta ignudo.
Minerva il fiero scudo irata vibra.
Apollo in Tauro, o in Libra non alberga;
Ma con l’usata verga al fiume Anfriso
Si sta dolente assiso in una pietra;
E tien la sua faretra sotto ai piedi:
Ahi Giove, e tu tel vedi? e non ha lira
Da pianger, ma sospira e brama il giorno
Che ’l mondo intorno intorno si disfaccia,
E prenda un’altra faccia più leggiadra.
Bacco con la sua squadra senza tirsi
Vede incontro venirsi il fiero Marte
Armato, e ’n ogni parte tarsi strada
Con la cruenta spada: ahi vita trista!
Non è chi gli resista: ahi fato acerbo!
Ahi ciel crudo e superbo! Ecco che ’l mare
Si comincia a turbare, e ’ntorno ai liti
Stan tutti sbigottiti i Dii dell’acque;
Perchè a Nettuno piacque esilio darli,
E col tridente urtarli in sulla guancia.
La donna e la bilancia è gita al cielo.
Gran cose in picciol velo oggi ristringo:
Io nell’aria dipingo, e tal si stende,
Che forse non intende il mio dir fosco:
Dormasi fuor del bosco: or quando mai
Ne pensar tanti guai bestemmie antiche?
Gli uccelli e le formiche si ricolgono
De’ nostri campi il desiato tritico;
Così gli Dii la libertà ne tolgono.
Tal che assai meglio nel paese Scitico
Vivon color sotto Boote ed Elice;
Benchè con cibi alpestri, e vin sorbitico.