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o di ferro, o di piombo, che serviva di giuoco alla gioventù, a chi più lontano, o a chi più alto la spingeva. Ma al fiore di cui parliamo, si dà anche un’altra origine. Essendo egli distinto di certe vene nere, che figurano co’ loro andamenti le due lettere Greche α ed ι, alcuni dicono che quell’Α ι fosse un segno de’ lamenti d’Apollo, che uccise Jacinto nel modo che abbiamo detto; altri dicono, che significhi Ajace, cioè quell’Ajace Telamonio che per dolore d’aver perduto in contrasto con Ulisse l’armi d’Achille, si ammazzò da se stesso; e del suo sangue nacque il medesimo fiore Jacinto.

Croco con l’amata donzella. Croco amò così perdutamente la bellissima donzella Smilace, ed ella parimenti con tale violenza riamò lui, ch’egli per l’impazienza d’amore fu convertito nel fiore dello zafferano, ed ella per l’estenuazione fu cangiata nell’erba del suo nome.

Il vano Narciso. Questi mirandosi in una fonte s’invaghì talmente di se medesimo che per passione si consumò, e venne convertito nel fiore, che Narciso dal suo nome s’appella.