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gnanimi Re furono nel primo tempo pianti dagli antichi pastori, tutti si vedevano quivi trasformati fiorire, servando ancora gli avuti nomi; Adone, Jaciuto, Ajace, e ’l giovane Croco, con l’amata donzella; e fra questi il vano Narciso si poteva ancora comprendere, che contemplasse sopra quelle acque la dannosa bellezza, che di farlo partire dai vivi gli fu cagione. Le quali cose poi che di una in una avemmo fra noi maravigliosamente commendate, e letto nella bella sepoltura il degno epitafio, e sovra quella offerte di molte corone; ne ponemmo insieme con Ergasto in letti di alti lentischi distesi a giacere, ove molti olmi, molte quercie, e molti allori sibilando con le tremule frondi ne si moveano per sovra al capo; ai quali aggiungendosi ancora il mormorare delle roche onde, le quali fuggendo velocissime per le verdi erbe, andavano a cercare il piano, rendevano insieme piacevolissimo suono ad udire. E per gli ombrosi rami le argute cicale cantando si affaticavano sotto al gran caldo; la mesta Filomena da lunge tra folti spineti si lamentava; cantavano le merole, le upupe, e le calandre: piangeva la solitaria tortora per le alte ripe: le sollicite api con soave susurro volavano intorno ai fonti: ogni cosa redoliva della fertile estate: redolivano i pomi per terra sparsi, de’ quali tutto il suolo dinanzi a’ piedi, e per ogni lato ne vedevamo in abbondanza coverto: sovra ai quali i bassi alberi coi gravosi rami stavano sì inchinati, che quasi viuti dal mtturo peso parea che spezzare si volessero. Onde Selvaggio, a cui sovra la imposta materia il cantare toccava, facendo con gli occhi