la chiara faccia del Sole circondata di ardenti
raggi; la quale continuamente discorrendo intorno
al mondo, vede senza impedimento veruno
tutte le opere de’ mortali. Appresso convocherò
quanti Dii abitano nell’alto cielo, nell’ampia
terra, e nell’ondoso mare; e ’l grandissimo
Oceano padre universale di tutte le cose,
e le vergini Ninfe generate da lui; cento,
che ne vanno per le selve, e cento, che guardano
i liquidi fiumi: ed oltra a questi, Fauni,
Lari, Silvani, e Satiri, con tutta la frondosa
schiera de’ Semidei, e ’l sommo aere, e ’l durissimo
aspetto della brutta terra, gli stanti laghi,
i correnti fiumi, e i sorgenti fonti: nè
lascerò gli oscuri regni delli sotterranei Dii;
ma convocando la tergemina Ecate, vi aggiungerò
il profondo Caos, il grandissimo Erebo,
e le infernali Eumenidi abitatrici delle Stigie
acque, e se alcuna Deità è laggiù, che con degno
supplicio punisca le scellerate colpe degli
uomini; che siano tutte presenti al mio sacrificio:
e così dicendo, prenderò un vaso di generoso
vino, e verserollo nella fronte della dannata
pecora, e disvellendole da mezzo le corna
la fosca lana, la gitterò nel foco per primi libamenti:
dopo aprendole la gola col destinato
coltello, riceverò in una patera il caldo sangue,
e quello con gli estremi labbri gustato verserò
tutto in una fossa fatta dinanzi all’altare, con
olio, e latte insieme, acciocchè ne goda la madre
terra: e preparato che ti avrò in cotal modo,
sovra la pelle di quella ti farò distendere;
e di sangue di nottola ti ungerò gli occhi con
tutto il viso; che le tenebre della notte al vedere
non ti offendano, ma come chiaro giorno