de nella pura notte a’ pastori in questi monti;
ma solamente dimandiamo la tua aita, che in
un punto ad amore togliendolo, alle desiderose
selve, ed a tutti noi il ritorni: col quale
confesseremo, tutte le giocondità perdute esserne
per te insieme restituite; ed acciocchè chi
egli è, occulto non ti sia, mille pecore di
bianca lana pasce per queste montagne, nè di
state, nè di verno mai gli manca novo latte;
del suo cantare non dico altro; perocchè quando
d’amore liberato lo avrai, il potrai a tua
posta udire; e fiati, son certo, gratissimo. Il
vecchio sacerdote, parlando Opico, riguardava
il barbuto pastore, e mosso a pietà della
sua pallidezza, si apparecchiava di rispondere;
quando alle orecchie dalle prossimane selve un
dolcissimo suono con soave voce ne pervenne:
ed a quella rivolti da traverso, vedemmo in
una picciola acquetta a piè d’un salce sedere
un solo caprajo, che sonando dilettava la sua
mandra. E veduto, subitamente a trovarlo andammo;
ma colui, il quale Elenco avea nome,
come ne vide verso il limpido fiumicello appressare,
subitamente nascondendo la sua lira,
quasi per isdegno turbato si tacque. Per la quale
cosa il nostro Ofelia offeso da tanta salvatichezza,
siccome colui, che piacevolissimo era, e
grazioso a’ preghi de’ pastori, si argomentò con
ingiuriose parole doverlo provocare a cantare:
e così con un riso schernevole beffandolo, con
questi versi il costrinse a rispondere.