dolce luscignuiolo soavemente piangendo e lamentandosi
rispondeva, nelle acque non essere
virtù alcuna: in questo veniva una nera merla,
un frisone, ed un lucarino, e riprendendolo
della sua sciocchezza, che nei sacri fonti
non credeva celesti potenzie fossero infuse; cominciarono
a raccontargli le virtù di tutti i fiumi,
fonti, e stagni del mondo, de’ quali egli
a pieno tutti i nomi, e le nature, e i paesi,
dove nascono e dove corrono, mi seppe dire,
che non ve ne lasciò un solo, sì bene gli teneva
nella memoria riposti. Significommi ancora
per nome alcuni uccelli, del sangue dei
quali mescolato e confuso insieme si genera un
serpe mirabilissimo, la cui natura è tale, che
qualunque uomo di mangiarlo si arrischia, non
è sì strano parlare di uccelli, che egli appieno
non lo inteuda. Similmente mi disse non so
che animale, del sangue del quale chi bevesse
un poco, e trovassesi in sul fare del giorno sovra
alcun monte, ove molte erbe fossero, potrebbe
pienamente intendere quelle parlare, e
manifestare le sue nature, quando tutte piene
di rugiada aprendosi ai primi raggi del sorgente
sole ringraziano il cielo delle infuse grazie,
che in se possedono; le quali veramente son
tante e tali, che beati i pastori, che quelle
sapessero. E se la memoria non m’inganna, mi
disse ancora, che in un paese molto strano, e
lontano di qui, ove nascon le genti tutte nere,
come matura oliva, e correvi sì basso il sole,
che si potrebbe di leggiero, se non cuocesse,
con la mano toccare; si trova una erba, che
in qualunque fiume, o lago gittata fosse, il farebbe
subitamente seccare; e quante chiusure