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questi due differenti aspetti si poterono risguardare, Così variamente
furono introdotti dai poeti ne’ loro componimenti,
ora quali insidiatori dell’onestà delle Ninfe, ed ora quali intimi
amici di quelle, viventi insieme in dolcissima e purissima
concordia.
Tespiadi Queste dai Poeti ora si prendono per Ninfe, ed ora per le Muse, e tanto le une quanto le altre hanno un tal nome da Tespia, la quale fu già una terra vicinissima al monte Parnaso, dove s’imaginò ch’elleno abitassero.
Questa vita mortal ec. Non è nuovo l’assomigliare la vita dell’uomo ad un sol giorno; ma però questa comparazione assai acconciamente è qui usata. Presso Plutarco un savio Greco dice: La vita è simile al carcere d’un giorno, e tutto lo spazio del nostro vivere affermerei essere quasi uguale a quel giorno solo, in cui nascendo vediamo la luce, e quindi ben tosto lasciamo il luogo a’ posteri. Anche il Petrarca nel Trionfo del Tempo ha la medesima sentenza:
Che più d’un giorno è la vita mortale
Nubilo, breve, freddo e pien di noia;
Che può bella parer, ma nulla vale?
E l’ore ladre ec. Questo rubare che fa il tempo, fu già accennato da Orazio nell’Epist. 2 del Lib. ii.
Singula de nobis anni praedantur euntes.
O felici color ec. Imitazione di Orazio nell’Ode 13 del Lib. i.
Felices ter et amplitis
Quos innupta tenet copula; nec malis
Divulsus querimoniis
Suprema citius solvet amor die.
Ed Ifi innanzi agli occhi ec. Fu Ifi un bellissimo fanciullo, che non avendo potuto muovere a pietà la crudelissima Anasserete, della quale erasi fortemente innamorato, per disperazione con un laccio s’appiccò da se stesso. II Petrarca nel Cap. 2 del Trionfo dell’Amore così disse di Ifi:
Ivi quell’altro al mal suo sì veloce
Ifi, ch’amando altrui, in odio s’ebbe.
Lo stame che le Parche ec. I Poeti paragonarono la vita dell’uomo ad un filo, fingendo che delle tre Parche, figliuole di Demogorgone, o secondo Marco Tullio dell’Erebo e della Notte, Cloto tenga la conocchia, Lachesi fili, Atropo tagli il filo.