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da’ Latini si dissero fana. Egli stesso venne in seguito onorato qual Dio, cosicchè anche in Roma ebbe un tempio sul monte Celio, di forma circolare, e adornato in giro di molte e maestose colonne. A poco a poco nelle fallaci menti degli uomini si moltiplicò quegli che da principio era unico, cosicchè il più delle volte i poeti invece del solo Fauno nominano i Fauni. Secondo la mitologia, i Satiri ed i Silvani sono da alcuni creduti figliuoli di Fauno, di modo che tutti unitamente son considerati come Divinità silvestri od agresti, di forma mostruosa, e presso a poco si dipingono nella stessa guisa, cioè con piedi caprini, e con fronte cornuta. I Fauni però vengono spezialmente coronati con frondi di pino; i Satiri sogliono avere una coda nelle parti deretane; e quando un solo Silvano sì dipinge, e non molti, tiene in mano un ramo di cipresso in memoria del bellissimo fanciullo Ciparisso amato da lui, e convertito nell’albero dello stesso nome. Di Fauno o dei Fauni non si parla così male, come spesso si fa dei Satiri, e de’ silvani o di Silvano. I Satiri voglionsi così chiamati dalla loro inclinazione al vizio della lussuria. Pausania dice, ch’eglino son quelli che gli antichi appellarono Sileni da un verbo greco, che corrisponde ai nostri oltraggiare, villaneggiare, diffamare, e simili. Dal che si comprende come spesse volte indistintamente dassi ad alcuni soggetti della mitologia il nome di Satiro o di Sileno. Per esempio il Satin Marsia appiccato da Apollo, vuole Erodoto, che altri non sia che Sileno. Laonde la sola differenza da ritenersi tra i Satiri ed i Sileni si è che i medesimi soggetti finchè erano giovani si chiamavano Satiri, e quando erano alquanto avanzati in età si nominavano Sileni. Ed è forse per questa ragione, che a Sileno, propriamente detto, cioè a quello che fa nutricatore, e maestro di Bacco si attribuisce una grandissima cognizione della natura, e di ogni antichità, e che Virgilio volendo di tali cose parlare nell’Egl. v. v’introduce Sileno, seguendo, come commenta Servio, ciò che ne avea detto Teopompo da Scio. Questo Sileno è quel medesimo, di cui narrasi un’altra favola, cioè che essendo carli preso dal Re Mida, per prezzo della ricuperata libertà, gli ha insegnato, che il non nascere è ottima cosa per l’uomo, e che quasi ottima è il morire prestamente. Silvano poi fu creduto un nume sì perverso, che sovente è preso per l’Incubo, ossia per quello die volgarmente chiamasi fottetto. Di più essendoci l’opinione, che questo insolente Dio violentasse le donne, mettevasi un custode alle puerpere, tosto che aveano partorito, affinchè di notte non le molestasse. Laonde ai Satiri ed ai Silvani ora si sagrificò perchè quali custodi de’ greggi, de’ campi, delle vigne ogni cosa rendessero felice, ed ora perchè quali divinità maligne anzi che no, si astenessero dal recare qualunque nocumento. Come poi sotto