Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
96 |
quando si possedono, sogliono esser care tenute. E così detto, perchè tardi gli si faceva, dopo il lungo parlare, postasi la sua vacca dinanzi, e dicendo Addio, da noi si partì: nè pria si fu costui accomiatato da noi, che vedemmo ad un punto tutti insieme da lungi tra quercia e quercia, sovra un picciolo asinelio venire un uomo sì rabbuffato, e nei gesti doloroso, che di se ne fe’ forte maravigliare: il quale poi che da noi scostandosi, per un sentiero, che alla città conducea, si fu indrizzato, senza dubbio alcuno conoscemmo essere l’innamorato Clonico, pastore oltra gli altri dottissimo, e nella musica esperto. Per la qual cosa Eugenio, che suo amicissimo era, sì come colui, che tutte le sue amorose passioni sapea, fattoglisi incontro alla via, così, udendo ciascuno, gl’incominciò a dire.
ANNOTAZIONI
alla Prosa Ottava.
Non vedi tu il nostro Ursacchio tutto festivo ec. Gli augurii si prendevano appo gli antichi Romani, instruiti già prima per opera degli Etruschi, i quali in tale arte erano riputati famosissimi, particolarmente da cinque segni, cioè dal cielo, dagli augelli, dai bipedi, dai quadrupedi, dalle voci o d’uomini o d’animali non conosciuti. Laonde qui Carino opportunamente prende occasione dal vedere Ursacchio a venire colla ritrovata giovenca di confortar Sincero a bene sperare nelle sue sciagure. Egli è vero che d’ordinario i buoni augurii si ricevevano dalla parte sinistra, e perciò Virgilio nel Lib. ii. dell’En. ad una preghiera di Anchise fa che favorevolmente gli risponda Giove col tuonare a sinistra.
Vix ea fatus erat senior, subitoque fragore
Intonuit laevum ec.