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turba de’ riposti luoghi, e de’ liquidi fonti, alzate alquanto le bionde teste dalle chiare onde, e prendete le ultime strida anzi ch’io muoja: e voi, o bellissime Oreadi, le quali ignude solete per le alte ripe cacciando andare, lasciate ora il dominio degli alti monti, e venite al misero; che son certo vi porgerà pietà quello, che alla mia cruda donna porge diletto: uscite da’ vostri alberi, o pietose Amadriadi, sollicite conservatrici di quelli, e parate un poco mente al fiero supplicio, che le mie mani testè mi apparecchiano; e voi, o Driadi, formosissime donzelle delle alte selve, le quali non una volta, ma mille, hanno i nostri pastori a prima sera vedute in cerchio danzare all’ombra delle fredde noci con li capelli biondissimi e lunghi, pendenti dietro le bianche spalle, fate, vi prego, se non siete insieme con la mia poco stabile fortuna mutate, che la mia morte fra queste ombre non si taccia; ma sempre si estenda più di giorno in giorno nelli futuri secoli; acciocchè quel tempo, il quale dalla vita si manca, alla fama si supplisca. O lupi, o orsi, e qualunque animali per le orrende spelunche vi nascondete, rimanetevi, addio: ecco che più non vedrete quel vostro bifolco, che per li monti, e per li boschi solea cantare. Addio, rive; addio, piagge verdissime, e fiumi: vivete senza me lungo tempo; e mentre mormorando per le petrose valli correrete nell’alto mare, abbiate sempre nella memoria il vostro Carino, il quale qui le sue vacche pasceva; il quale qui i suoi tori coronava; il quale qui con la rampogna gli armenti, mentre beveano, solea dilettare. E queste parole dicendo, mi era al-