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mille giuramenti, che mai ad alcuno, se non quanto a me piacesse, nol ridirebbe: alla quale io da abbondantissime lacrime sovraggiunto, non già con la solita voce, ma tremante e sommessa, risposi, che nella bella fontana la vedrebbe: la quale, siccome quella, che desiderava molto di vederla, semplicemente senza più avanti pensare, bassando gli occhi nelle quiete acque, vide se stessa in quelle dipinta. Per la qual cosa, se io mal non mi ricordo, ella si smarrì subito, e scolorissi nel viso per maniera, che quasi a cader tramortita fu vicina; e senza cosa alcuna dire o fare, con turbato viso da me si partì. Ora quale mi dovessi io in quel punto rimanere, vedendomi da quella con ira e con cruccio lasciare, la quale poco avanti blanda, amicissima, e di mie piaghe pietosa, quasi per compassione piangere veduta avea; ciascuno, senza che io il racconti, sel può considerare. Io per me, non so se morto in quel punto o vivo mi fossi, nè chi a casa me ne portasse; ma tanto vi dico, che quattro soli, ed altrettante lune, il mio corpo nè da cibo, nè da sonno fu riconfortato; e le mie vacche digiune non uscirono dalla chiusa mandra, nè gustarono mai sapore di erba, nè liquore di fiume alcuno; onde i miseri vitelli sugando le secche poppe delle affamate madri, e non trovandovi l’usato latte, dolorosi appo quelle riempivano le circonstanti selve di lamentevoli muggiti; della qual cosa io poco curandomi, gittato nella piana terra, ad altro non intendeva, che a piangere, talchè nessuno, che veduto mi avesse nei tempi della mia tranquillità, mi avrebbe per Carino riconosciuto. Veni-