nerando nome della sepolta giovane. In quella
dunque nacqui io, ove non da oscuro sangue,
ma, se dirlo non mi si disconviene, secondo
che per le più celebri parti di essa città le insegne
de’ miei predecessori chiaramente dimostrano,
da antichissima e generosa prosapia disceso,
era tra gli altri miei coetanei giovani
forse non il minimo riputato: e lo avolo del
mio padre dalla Cisalpina Gallia, benchè, se
a’ principj si riguarda, dalla estrema Ispagna
prendendo origine, nei quali duo luoghi ancor
oggi le reliquie della mia famiglia fioriscono,
fu oltra alla nobiltà de’ maggiori per suoi propri
gesti notabilissimo. Il quale capo di molta
gente con la laudevole impresa del Terzo Carlo
nell’Ausonico Regno venendo, meritò per sua
virtù di possedere la antica Sinuessa con gran
parte de’ campi Falerni, e i monti Massici, insieme
con la picciola terra sovraposta al lito,
ove il turbolento Volturno prorompe nel mare,
e Linterno, benchè solitario, nientedimeno famoso
per la memoria delle sacrate ceneri del
divino Africano; senza che nella fertile Lucania
avea solto onoralo titolo molle terre e castella,
delle quali solo avrebbe potuto, secondo
che alla sua condizione si richiedeva, vivere
abbondantissimamente. Ma la fortuna via più
liberale in donare, che sollicita in conservare
le mondane prosperità, volle che in discorso di
tempo, morto il Re Carlo, e ’l suo legittimo
successore Lanzilao, rimanesse il vedovo Regno
in man di femmina. La quale dalla naturale
incostanza e mobilità di animo incitata, agli altri
suoi pessimi fatti questo aggiunse, che coloro,
i quali erano stati e dal padre, e dal fra-