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Bullirium Franciscanum (Roma, 1759), non solo desume gran numero di notizie da Salimbene, ma ci conferma ch’essa appar- teneva allora alla biblioteca del duca di Poli dei Conti principi Romani e d’aver potuto consultarla per cortesia dell’abate Orsini. Ritroviamo cosi il codice che avevamo lasciato, alla fine del cin- quecento, in possesso di monsignor Sanvitale. Che era avvenuto nel frattempo? Poiché un duca di Poli viveva a Parma al principio del seicento e un D. Appio Conti eravisi imparentato con la famiglia Sanvitale, è ben possibile che il codice sia passato per ereditá dai Sanvitale alla famiglia Conti, che l’avrebbe riportato a Roma. P. Flaminio da Parma nelle sue Memorie istoriche (Parma, 1760-61) dice: «(la Cronica) è si gelosamente custodita, che con- terebbesi a delitto se si sapesse che fosse posta sotto gli altrui occhi. Protesto con ingenuitá ai lettori che mi riusci il leggerne furtivamente e come a volo alcuni squarci, ed in gran fretta alcune pochissime cose trascriverne...». Poco prima ne aveva dato un cenno il Fabricio nella Bibliotheca mediae et infintele latinitatis. Nel 1781, mentre il codice era ancora nella biblioteca Conti, ne trascriveva numerosi brani riferentisi alla storia di Parma lo sto- rico parmense p. Ireneo Affò durante un suo soggiorno a Roma, come vedremo piú sotto. Di un’altra copia, che non consta se e dove esista, abbiamo notizia in una lettera del p. Flaminio da Latera allo stesso Affò; essa sarebbe stata fatta proprio poco prima che il codice passasse alla biblioteca Vaticana, cioè nel 1786, per intercessione del cardinale Pallotta. Quando, fra il 1785 e il 1787, l’insistenza degli studiosi per pubblicare la Cronica divenne irresistibile, il codice fu venduto «per pochi scudi», dice il Pezzana, alla Biblioteca Vaticana, ove si trova attualmente. Questo per opera dell’abate Reggi, custode prima della biblioteca Conti e poi bibliotecario della Vaticana, la quale avrebbe potuto opporsi meglio alla pubblicazione dell’opera, richiesta da molte parti. Prima del 1805 il duca di Sermoneta fece eseguire, per mezzo di monsignor Gaetano Marini, dall’abate Amati una copia della Cronica che, passata al comm. Gian Francesco De Rossi, fu molti anni dopo ceduta al Pezzana. Su tale copia, lacunosissima, fu eseguita la prima edizione del 1857, di cui diremo piú sotto. Gli apografi del codice, di cui abbiamo notizia, sono i seguenti: 1. il Sigoniano, F 4, dell’Archivio Piombino Buoncòmpagni di Roma, della seconda metá del sec. XVI;