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due passi susseguenti, di complessive otto righe, come a p. 757? (Cerumi amen aliqui excusant... se subtraxit a bello). Analoga- mente, a p. 551 sono aggiunte ventotto righe (Ideo de isla... con- segui debwsti) e a p. 529 tre passi quasi susseguentisi (domitus Ago de Manfredis et domnns Antonius de Robertis et Thomasinus fili us suus; et frater suus proposi tus Carpine ti; et domnus Guiio de Albireto... et olii plures). A p. 493, riportandosi il passo Col- lidavi et ad palres tuos in pace , è stato dimenticata la citazione della fonte IC Resi- XXII e II Paratifo. XXXIIII, aggiunta, evi- dentemente dopo, in margine. Un copista l’avrebbe certo intro- dotta nel testo! Ancor piú evidente: a p. 568 Salimbene ha citato a memoria il passo di Iob Contei ebani inolas iniqui etc. e, non ricordando il relativo numero del capitolo, l’hrf lasciato in bianco, integrandolo piú tardi in margine. Ciò appar chiarissimo dal fatto che questo XXIX, perché costretto in spazio insufficiente, è scritto in carattere piú piccolo e in altro inchiostro (come osserva anche lo Holder, stessa pag. nota e). Giá tali elementi tolgono, senza ombra di dubbio, al manoscritto ogni carattere di copia. S’osserva anche che Salimbene aggiunse i titoli sulle colonne, in modo da evitar il posto giá occupato dalla numerazione progressiva: in altri termini, prima fu scritto il testo, poi numerate le pagine, infine aggiunti i titoli delle colonne, il che appar evidentissimo, per es. al f. 487 b (p. 917), dove i titoli (Quod multi religiosi promoti sunt... fuit Scal/iuus de Indusiatis) sono pigiati intorno al numero CCCC87. Chi poteva scriver cosi, se non l’autore del manoscritto? Infatti, nessun copista avrebbe scritto prima il testo, quindi i titoli posti sopra al testo, per di piú senza curarsi dello spazio occorrente ai titoli stessi! La tesi sostenuta con singoiar accanimento dal Novati («autografia alla quale noi, dobbiamo confessarlo, non prestiamo la menoma fede»), ma senza il conforto d’alcuna prova positiva, è certamente errata. E una tal ostina- zione ci par impossibile in chi abbia vera conoscenza del codice. Di notevole importanza è la questione delle fonti, anzi delle interdipendenze fra la Cronica e altre cronache reggiane. Il codice Estense M. 1,7 (antica segnatura VI. H. s) della Biblioteca Estense di Modena racchiude due cronache anonime: il Liber de temporibus e la Cronica imperatorwn. Il Muratori pubblicò nei Rerum Italica- rum -Scriptores (Vili, 1069-1180) soltanto una parte della prima (dal 1154), intitolandola Memoriale fotestatum Regiensium. La seconda