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l'arcipelago di figii. | 89 |
— Anch’io ho udito un lontano colpo di fucile, — disse Asthor.
— Che siano i vostri compagni? — chiese il capitano.
— Fate tuonare un’altra volta il cannone, signore. —
L’armaiuolo che aveva ricaricato il pezzo, lo scaricò contro le rupi dell’isola, le quali ripercossero la detonazione.
Tutto l’equipaggio ammutolì e tese gli orecchi; ma nulla potè udire, poichè in quell’istesso momento si alzarono sulla spiaggia urla acute e si videro quasi tutti i selvaggi abbandonare le scogliere e scomparire sotto i boschi a tutta velocità.
— Cosa succede? — chiese miss Anna al naufrago.
Questi invece di rispondere si slanciò verso le griselle di babordo e si inerpicò sull’albero di maestra arrestandosi sulle crocette. Da quella posizione elevata, egli guardò a lungo la costa cercando senza dubbio d’indovinare la causa della fuga precipitosa dei selvaggi.
— Vedete nulla? — gli chiese il capitano, dopo alcuni istanti di attesa.
— No, signore, — rispose il naufrago. — I boschi m’impediscono di spingere lontano lo sguardo.
— Vedete nessun canotto?
— Nessuno, capitano.
— Volete che faccia tuonare ancora il cannoncino?
— Fatelo pure. —
Per la terza volta il piccolo pezzo d’artiglieria scosse gli strati d’aria e destò l’eco delle scogliere, ma nessuna detonazione vi rispose.
Il naufrago rimase sull’albero di maestra alcuni minuti, scrutando attentamente le spiagge dell’isola, poi discese mormorando:
— Se sono perduti, sono perduto anch’io. —