Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
l'arcipelago di figii. | 85 |
quanto pareva, a studiare la costa dell’isola che cominciava a diventare visibile, avvicinandosi l’alba.
— Al mio posto cosa faresti? — gli chiese.
Il naufrago guardò il ponte della nave, guardò le onde che venivano a morire contro i bordi, corrugò due o tre volte la fronte, poi disse:
— Aspetterei un’alta marea, poichè le maree ordinarie sono deboli nell’Oceano Pacifico.
— Mi toccherà aspettare quattro giorni.
— Quando avverrebbe questa grande marea?
— Alla mezzanotte di sabato, e oggi è martedì. Credi che gettando delle ancore a poppa e alando al molinello la nave possa scagliarsi?
— Non lo credo, poichè noi riposiamo su di un fondo roccioso. Se si trattasse d’un banco di sabbia la nave potrebbe scivolare; ma questi banchi sono tutti di natura vulcanica o corallifera e per lo più scabrosi.
— In questo frattempo i selvaggi ci lasceranno tranquilli?
— Avete udito poco fa le loro grida? Erano grida di guerra, e vedrete che appena il mare si sarà calmato, essi verranno sulle loro canoe.
— E sia, ma troveranno pane pei loro denti. Conosco anch’io i selvaggi del Grande Oceano, e sono stato più volte da loro attaccato, ma ho sempre trionfato.
— State in guardia, signore, poichè i Figiesi sono molto coraggiosi e molto astuti. Non verranno subito con intenzioni ostili; anzi cercheranno di acquistare prima la vostra fiducia per poter salire a bordo, vi faranno offerte di pace e anche vi manderanno dei viveri e dei regali, ma poi piomberanno addosso al vostro equipaggio a tradimento, e se non sarete pronto, stermineranno tutti noi.