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80 | capitolo ottavo. |
— Ma lo ignoravi tu?
— Voi sapete che i polipi cambiano sovente i dintorni delle isole del Grande Oceano. Un mese fa il fondo non si scorgeva; senza dubbio lo hanno innalzato quei microscopici fabbricatori di banchi e di scogliere.
— Che ci sia acqua bastante al di là del banco?
— Lo credo.
— Riusciremo a raggiungerla?
Il naufrago crollò il capo più volte, poi disse con voce lenta e tranquilla:
— Siamo nelle mani del destino.
— Perduti? — chiese miss Anna, rabbrividendo.
— Forse non ancora, — rispose il capitano Hill. — Non spaventarti, Anna, chè a bordo abbiamo mezzi sufficienti per rimettere in acqua la nave ed armi bastanti per respingere gli assalti degl’isolani, se questi cercheranno di montare all’abbordaggio. —
Poi ridirizzando l’alta persona tuonò:
— Spiegate la trinchettina e il flocco e la vela di trinchetto! Asthor, al timone! —
In pochi secondi quei diversi ordini vennero eseguiti. La Nuova Georgia investita dal vento girò lentamente, su sè stessa, cercando di riguadagnare il largo; ma diede indietro avvicinandosi alle spiagge di Figi-Levù. Un urlo immenso d’angoscia si levò fra l’equipaggio che ormai si credeva perduto e in procinto di naufragare sulla terra degli antropofagi. Le àncore stridevano e strisciavano sul fondo del banco, che pareva non offrisse più presa alle punte di ferro.
A poppa si udì un urto dapprima leggero, poi come uno strofinío alternato ad altri urti che diventavano sempre più forti, di mano in mano che la nave indietreggiava.