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78 | capitolo ottavo. |
gli antropofagi più temibili di tutte le isole del Grande Oceano. Non vorrei che ci toccasse la sorte che toccò all’Union.
— Cos’era questa Union?
— Una bella e solida nave americana, appartenente al dipartimento marittimo di New York e montata da un numeroso equipaggio. Era partita in sul finire del 1799 diretta a Tonga-Tabù, un’isola grande, che dista di qua poche diecine di leghe, ma che ha una tristissima fama.
«Raggiunta l’isola, i selvaggi assalirono il vascello e uccisero il capitano e tre marinai. Stavano per impadronirsene, quando il sotto-capitano tagliò le funi che erano legate alle àncore, prendendo prontamente il largo.
Gl’isolani che sono tanto ipocriti quanto feroci, finsero di mostrarsi pentiti e mandarono a dire all’ufficiale di tornare a Tonga per far la pace. Cadde nell’agguato e tornò ad approdare; ma accortosi a tempo che stavano tramando per impadronirsi del legno, prese definitivamente il largo.
La sfortuna pesava però su quel vascello, poichè cinque giorni dopo naufragava su Figi-Levù e l’equipaggio veniva assalito e divorato da quei mostruosi amatori di carne umana.
— E non furono capaci di difendersi quei disgraziati marinai?
— I polinesiani sono coraggiosi e non temono le armi da fuoco. Quando un legno approda alle loro coste, nulla più li trattiene e montano all’abbordaggio con un’intrepidità che spaventa, e... —
Non proseguì. Si era bruscamente curvato sul bordo e guardava con profonda attenzione l’acqua che si sollevava in forma d’una grande onda, scuotendo la Nuova Georgia.
— Abbiamo toccato! — esclamò.
— Dove? — chiese Anna impallidendo.