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70 | capitolo settimo. |
— Asthor, barra tutta all’orza! Due àncore a picco a prua!... —
Il vecchio timoniere ubbidì. La Nuova Georgia a quel colpo di timone virò sul posto, presentando la prua alle onde; subito i marinai lasciarono cadere le due ancore che s’infissero solidamente sul fondo roccioso dei bassifondi. Quando vide la nave fermarsi, il naufrago si avvicinò al capitano che lo aveva raggiunto sul ponte di comando e gli chiese:
— Avete dell’olio a bordo?
— Dell’olio! — esclamò l’americano guardandolo con profondo stupore.
— Dalla vostra risposta dipende la salvezza della nave.
— Ma cosa volete farne?
— Lo saprete poi. Fate portare in coperta tutto quello che avete. —
Due marinai, al comando del capitano, discesero nella dispensa e ritornarono sul ponte portando due barili della capacità di sessanta o settanta litri ciascuno. Il naufrago senza perder tempo, poichè la nave ancorata come era, subiva a prua delle scosse tremende che minacciavano o di sfasciarla o di spezzare le catene, fece riempire di canape due sacchi di tela ben fitta, vi fece versare dentro alcuni litri d’olio e li calò uno a tribordo e uno a babordo.
Allora, dinanzi agli occhi dell’equipaggio stupefatto, avvenne un fenomeno strano, meraviglioso. Appena quei due sacchi, dai cui fori piccolissimi trapelava lentamente l’olio, ebbero toccata l’acqua, le onde quasi per incanto si spianarono tutto all’intorno.
Fin dove giungeva l’olio, che si espandeva rapidamente, l’acqua si estendeva tranquilla, senza contrazioni, senza sussulti, mantenendo la nave quasi immobile; ma al di là di quella zona si vedeva