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i frangenti. 65


— Ma senza mandare un grido?

— Che il pennone di pappafico lo abbia percosso al capo in modo da farlo svenire?

— Bisogna supporlo, Asthor.

— Se ciò è accaduto, il povero ufficiale a quest’ora riposa in fondo agli abissi marini. Ritorniamo, capitano. —

Continuare a lottare contro la tempesta che era girata all’ovest, non era prudenza. La nave era solida, sì, ma il fasciame poteva da un istante all’altro cedere agli urti sempre più potenti di quelle masse liquide.

La Nuova Georgia guidata da Asthor, che aveva ripresa la ribolla del timone, virò nuovamente di bordo e riprese la rotta primiera, lasciandosi trasportare dall’uragano che non accennava ancora a calmarsi.

Il capitano Hill però ed anche l’equipaggio non riuscivano a staccare gli occhi da quel tratto d’oceano, nelle cui onde era stato inghiottito il povero Collin e quantunque ormai assai lontani, si vedevano curvarsi di frequente sui bordi e guardare lungamente lontano, quasi avessero la speranza di veder passare presso la nave il cadavere dell’audace e sfortunato marinaio.

Un uomo solo pareva fosse contento di allontanarsi da quei paraggi, e questo era il naufrago, il quale ormai si teneva sicuro, ben sapendo che l’oceano non restituisce la preda e che sa conservare troppo bene i segreti. Aveva avuto paura dapprima, quando cioè la nave era ritornata sulla propria via, non essendo certo che il luogotenente fosse morto, ma ora più nulla aveva da temere, e poteva respirare tranquillamente.

Il delitto non aveva avuto testimoni; nessuno aveva veduto la scena svoltasi sul pennone del parrocchetto; a che adunque temere?