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60 capitolo sesto. — il delitto del naufrago.


sulla corda che corre sotto, cercò di raccogliere i bracci di manovra per imbrogliare la vela. D’improvviso si sentì stringere alla gola da due mani nervose e con tale forza, da non esser capace di emettere il più lieve grido. Facendo uno sforzo disperato, girò il capo e vide sopra di sè la tetra figura del naufrago, sulle cui labbra errava un satanico sorriso. Abbandonò con una mano la sbarra tentando di respingerlo; ma il naufrago era robusto e pareva che in quel momento avesse triplicato le forze.

Il vascello sospinto dalle onde barcollava furiosamente ed il vento ruggiva tremendo fra l’alberatura e faceva scuotere i due uomini, ma la lotta continuava senza che si scambiassero una parola. Il povero tenente che non poteva abbandonare il pennone per non sfracellarsi sul ponte della nave, non opponeva ormai che una debole resistenza, e si sentì rapidamente strangolare.

Quella lotta fra cielo e mare, in mezzo a quelle tenebre e la burrasca che ruggiva, durò un solo minuto. Il signor Collin si sentì quindi trascinare verso l’estremità del pennone, e smarrì i sensi.

Il naufrago attese che la nave s’inclinasse sul tribordo, poi tenendosi stretto al pennone colle sole gambe, con una spinta precipitò nello sconvolto oceano la vittima, la quale scomparve negli abissi.

— Ecco uno che non parlerà più, — mormorò il naufrago con voce sorda. — Andrai a chiedere ai pesci se io vengo o no dall’isola dei forzati. —

Girò gli occhi intorno per vedere se nessuno lo aveva veduto, e ridiscese silenziosamente in coperta, confondendosi fra l’equipaggio.