Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
58 | capitolo sesto. |
Verso la mezzanotte una raffica più impetuosa delle altre si rovesciò sulla nave con tale violenza, da farle immergere tutta intera la prua.
Il capitano Hill temendo che la Nuova Georgia si rovesciasse sui fianchi per non più rialzarsi, comandò di imbrogliare le vele di parrocchetto e di mezzana contentandosi di tenere spiegate le vele basse.
Alcuni marinai si slanciarono sulle griselle, ma le scosse che risentiva la nave e i colpi di mare che giungevano tanto alti sopra le murate, lo impedivano; onde furono costretti a ridiscendere in coperta per non essere portati via e precipitati nei flutti muggenti. Due uomini, dopo aver corso mille pericoli, erano riusciti a raggiungere la vela di mezzana e ad imbrogliarla.
Quella di parrocchetto però, violentemente investita dalle raffiche, dava tali colpi da compromettere la sicurezza del naviglio e dell’albero di trinchetto. Era necessario di chiuderla o per lo meno di sventrarla con un buon colpo di coltello.
Il tenente Collin, giovane ardimentoso e che sfidava intrepidamente il pericolo, vedendo riuscire vani gli sforzi dei marinai, si slanciò a prua, e afferratosi fortemente alle griselle si elevò nelle tenebre. Un altro uomo si era contemporaneamente mosso: era il naufrago.
Senza essere stato veduto, fra quella profonda oscurità e quei colpi di mare che spazzavano senza interruzione il ponte della nave, sbattendo i marinai addosso alle murate, s’aggrappò allo straglio di maestra, e coll’agilità d’una scimmia si inerpicò a forza di braccia, giungendo nell’istesso momento del tenente, sul pennone di parrocchetto.
— Tu qui, Bill? — chiese il tenente nel vederselo vicino.